Vulvodinia: sintomi, cause, diagnosi e trattamenti efficaci

Alessandra Marchi

Sono un’ostetrica con una formazione e una vocazione specifica sul perineo. L’interesse e la passione per quest’area del corpo sconosciuta ai più è nata e maturata nel tempo, raccogliendo le tante esperienze di donne con disturbi di varia natura come il dolore e constatando le ridotte risposte terapeutiche che venivano offerte loro. Per questo motivo ho deciso di aprire il Centro Salute Pelvi a Torino.

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Vulvodinia: sintomi, cos'è, cause e cure

La vulvodinia è una patologia spesso trascurata, ma che influisce profondamente sulla qualità della vita di molte donne. Nonostante la sua diffusione, rimane ancora una condizione poco conosciuta, sia a livello medico che nella società, rendendo difficile per chi ne soffre trovare informazioni e supporto adeguato. Questo articolo nasce dalla volontà di rispondere ai dubbi e alle domande più comuni.

Vulvodinia: cos’è

La vulvodinia è una condizione caratterizzata da dolore spontaneo o durante i rapporti nella zona della vulva, l’area esterna degli organi genitali femminili. Questo dolore, che può essere descritto come bruciore, irritazione, prurito o sensazione di spilli, non è causato da una condizione medica identificabile, come un’infezione o una malattia della pelle.

A seconda di dove si localizza la vulvodinia può essere di due tipi:

  1. Vulvodinia generalizzata: coinvolge tutta la vulva.
  2. Vulvodinia localizzata: si manifesta in aree specifiche; comunemente interessa il vestibolo, la regione situata tra le piccole labbra (vestibolodinia). Questa forma è la più diffusa e frequente.

Inoltre si ricorda che la patologia può essere di due tipi, che spesso coesistono.

  • Vulvodinia spontanea: il dolore o il bruciore vengono avvertiti in modo spontaneo, in diversi momenti della giornata.
  • Vulvodinia provocata: è conseguente ad un contatto fisico (rapporti sessuali, indumenti stretti, assorbenti, accavallando le gambe, andando in bicicletta, visita ginecologica).

Quando compare?

La vulvodinia può insorgere in qualsiasi momento della vita della persona, ma di solito si verifica durante l’età fertile. L’età di massima incidenza della vulvodinia è compresa tra i 20 ed i 40 anni. Si stima che ne soffra, in gradi di gravità diversi, il 12-15% delle donne in età fertile ma, nonostante la diffusione, la vulvodinia è poco conosciuta e poco riconosciuta anche dagli specialisti.

In ogni caso non c’è un’età specifica e le circostanze possono ampiamente variare. 

Alcune persone cominciano a sperimentare i sintomi tipici della vulvodinia già durante l’adolescenza, mentre in altri casi si sviluppa dopo un periodo di rapporti sereni, oppure a seguito del parto o dopo la menopausa. Si parla quindi di:

  • vulvodinia primaria: quando insorge in giovanissima età e si manifesta di solito al primo rapporto sessuale o utilizzando un assorbente interno.
  • vulvodinia secondaria: quando interviene dopo un periodo di rapporti sereni.

I sintomi della vulvodinia

I sintomi possono essere molti e vari. Ecco i principali:

  • Dispareunia (dolore durante i rapporti)
  • Bruciore vulvare spontaneo, durante la minzione o dopo i rapporti
  • Sensazione di bruciore a livello della clitoride e/o dell’ano
  • Dolore simile a punture di spillo, che possono estendersi anche alla clitoride
  • Gonfiore delle piccole e grandi labbra
  • Perdite vaginali simili a quelle da candida
  • Sensazione di abrasione
  • Scosse simili a scariche elettriche
  • Ragadi vulvari (piccoli tagli dopo i rapporti)
  • Problemi urinari simili alla cistite (urgenza, frequenza urinaria)
  • Prurito
  • Disagio o fastidio nell’area vulvare
  • Percezione di “muro” o  “barriera” quando si hanno rapporti
  • Dolore trafittivo simile a una “pugnalata”
  • Dolore simile a quello di un “livido
  • Sensazione di avere un corpo estraneo
  • Nei casi più severi, difficoltà a stare sedute e a camminare; sollievo solo da coricate, con gambe divaricate e senza biancheria intima
  • Mucose vulvari che possono apparire arrossate o assumere una tonalità rossastra/violacea con segni di edema

Va inoltre ricordato che i sintomi della vulvodinia possono variare di intensità, anche nell’arco della stessa giornata; tendenzialmente peggiorano nel pomeriggio o la sera, mentre la notte e il mattino presto possono essere quasi assenti. Anche in archi temporali più lunghi, i sintomi non sono stabili e mostrano fasi di miglioramento e riacutizzazione; spesso sono influenzati dai cambiamenti ormonali durante il ciclo mestruale, con un peggioramento generalmente nella fase premestruale.

Capire i sintomi è il primo passo di un percorso di consapevolezza e riconoscimento della malattia. 

Le cause e i fattori scatenanti

Per cominciare, è importante tenere a mente che la vulvodinia è legata a due componenti fisiopatologiche, ovvero due aspetti che contribuiscono allo sviluppo e alla progressione della condizione:

  • la neuropatia, l’ipersensibilità delle terminazioni nervose è un fattore sempre presente;
  • l’ipertono della muscolatura pelviperineale1inteso come aumento del tono muscolare non su base neurogena, dove i muscoli mostrano difficoltà o incapacità di rilassarsi (conosciuto in inglese come “non relaxing pelvic floor”); questa componente è riscontrata nella maggior parte dei casi, ma non è una costante.

Ciò detto, è bene non dimenticare che molto spesso le cause della vulvodinia rimangono sconosciute. Si tratta infatti di una condizione complessa: nell’insorgenza della malattia intervengono molteplici fattori che possono essere di natura biologica, psicologica e ambientale.

Allo stesso tempo è bene ricordare che ci sono alcuni elementi scatenanti che si riscontrano con maggior frequenza. Vediamo quali sono:

  • Cistiti che si presentano frequentemente
  • Infezioni da candida e vaginiti frequenti
  • Traumi al coccige (anche avvenuti molti anni fa)
  • Chirurgia pelvica
  • Parto complicato che ha comportato lacerazioni spontanee o episiotomie
  • Uso eccessivo di antibiotici o antimicotici locali
  • Stipsi persistente o sindrome del colon irritabile
  • Ipertono della muscolatura perineale2inteso come aumento del tono muscolare non su base neurogena (causata dall’abitudine di ritardare la minzione o la defecazione, dalla “contrazione” dei muscoli in situazioni di stress o dopo aver subito un trauma)
  • Eccessiva attività fisica
  • Fattori ormonali
  • Aspetti psicologici

È fondamentale quindi individuare quali fattori sono presenti e che ruolo ricoprono nel mantenimento delle sindromi dolorose, per indirizzare la terapia in modo specifico e personalizzato.

Come si diagnostica la vulvodinia

Per giungere alla diagnosi di vulvodinia, è necessario eseguire una serie di test e valutazioni mirate a rilevare segnali di ipersensibilità e tensione nei muscoli pelvici, ma anche raccogliere informazioni sull’esperienza della paziente, sui sintomi e sui fattori che scatenano i disturbi, escludendo tutte le altre possibilità di patologie infiammatorie, organiche o immunologiche della zona genitale.

L’esame principale utilizzato per diagnosticare la vulvodinia è lo swab test. Durante questo test, si utilizzano dei cotton fioc per toccare delicatamente diverse aree della vulva e individuare i punti dolorosi. Applicando una leggera pressione o sfregamento, si generano stimoli che, in persone senza disturbi, sarebbero innocui. Tuttavia, nelle persone con vulvodinia, possono causare bruciore o la sensazione di punture di spillo. È fondamentale “mappare” questi punti dolorosi e valutarne l’intensità utilizzando una scala del dolore. Questo test rappresenta un passo iniziale per la diagnosi. Oltre a questo, si effettuano anche altri test per valutare l’eventuale iperattività della muscolatura pelvica.

I sintomi della vulvodinia, spesso, sfuggono agli esami medici tradizionali, un’assenza di diagnosi che porta a considerare la condizione come un disturbo psicologico. Frasi come «È tutto nella tua testa», «Non è niente di grave», «Sei troppo stressata» sono purtroppo comuni tra le donne che ne soffrono. Per affrontare adeguatamente la vulvodinia, è essenziale andare oltre le pratiche diagnostiche abituali, adottando un metodo più approfondito, multidisciplinare e mirato, entrando in contatto con diversi professionisti.

Il ritardo nel riconoscere e trattare la patologia può aggravare ulteriormente le condizioni della paziente. Una diagnosi tempestiva è fondamentale, poiché consente di intervenire precocemente con trattamenti efficaci che migliorano la qualità della vita di molte donne in età fertile, che vedono il loro benessere quotidiano fortemente compromesso dalla vulvodinia.

Le cure per la vulvodinia

La vulvodinia è una patologia complessa ed è importante affrontarla con un approccio multidisciplinare. Infatti secondo le Linee Guida dell’European Association of Urology (EAU), dell’International Continence Society (ICS) e dell’International Association for the Study of Pain (IASP), la vulvodinia è inquadrata all’interno del dolore pelvico persistente il cui approccio terapeutico deve comprendere diverse figure professionali. Vediamo insieme le principali:

  • Ostetrica e fisioterapista

Ostetriche e fisioterapisti specializzate nella gestione del dolore pelvico sono figure fondamentali nel trattamento della vulvodinia. Entrambe si occupano di riabilitazione del pavimento pelvico. Le tecniche riabilitative sono la terapia manuale, gli esercizi di propriocezione e rilassamento, lo stretching attivo, la respirazione diaframmatica e l’automassaggio. Inoltre questi professionisti forniscono norme igienico-comportamentali e impostano insieme alle pazienti un percorso di rieducazione mirato ad alleviare i sintomi e migliorare la qualità della vita. Questo perché per guarire è necessario apportare dei cambiamenti nella propria quotidianità.

  • Medico 

A seconda del quadro clinico e in base alla localizzazione dei sintomi, è possibile avvalersi del supporto di una figura medica specializzata: ginecologo, neuro-urologo, terapista del dolore posso fornire una cura efficace e personalizzata. Quando necessario, somministrano una terapia farmacologica indirizzata a trattare la neuropatia e a favorire la gestione dei sintomi.

  • Nutrizionista 

In alcuni casi è bene chiedere la consulenza anche di un nutrizionista. Consigli alimentari mirati possono ridurre l’infiammazione e supportare il processo di guarigione nella vulvodinia. Determinati alimenti possono infatti contribuire alla cronicizzazione dello stato infiammatorio o all’insorgenza di problematiche intestinali, spesso connesse con la vulvodinia. Un approccio nutrizionale mirato è un valido supporto nel percorso di guarigione e gestione del dolore.

  • Psicoterapeuta
    La terapia psicologica può essere un valido supporto per aiutare le pazienti con vulvodinia a gestire l’impatto emotivo del dolore cronico, spesso associato a stress, ansia e depressione. Attraverso tecniche specifiche le pazienti imparano a migliorare il benessere mentale e la qualità della vita – anche sessuale -, recuperano la fiducia nel proprio corpo e nelle relazioni intime, riducono l’isolamento sociale e l’angoscia legata alla malattia.

Solo la collaborazione tra diversi professionisti e un approccio olistico permette di trattare la vulvodinia in modo adeguato.

Consigli per accelerare il percorso di guarigione

Oltre al trattamento terapeutico da seguire con i professionisti, ci sono alcuni accorgimenti quotidiani che possono supportare la guarigione. Ecco i principali.

Prendersi cura dell’igiene intima

Per le persone con vulvodinia, una corretta igiene intima è fondamentale. È importante utilizzare acqua tiepida o calda per i lavaggi, preferire detergenti delicati con pH neutro e non esagerare con la frequenza dei lavaggi. È consigliabile anche evitare la contaminazione, lavandosi sempre dalla vulva verso l’ano.

Scegliere con attenzione i prodotti da usare durante il ciclo mestruale 

Per evitare che i sintomi della vulvodinia peggiorino durante il ciclo mestruale, è utile cambiare frequentemente gli assorbenti, preferire quelli in cotone organico e senza profumi o additivi chimici. Alternative come gli assorbenti lavabili o le coppette mestruali possono essere opzioni valide per ridurre il rischio di irritazioni.

Scegliere abbigliamento comodo e traspirante

Per alleviare i disagi legati alla vulvodinia, è utile scegliere abiti che non esercitano pressione e che siano realizzati in tessuti morbidi e naturali, come il cotone. Per la biancheria intima, è consigliato evitare modelli troppo aderenti, preferendo capi senza cuciture o dettagli che potrebbero irritare la pelle. Inoltre, è bene evitare calze collant che potrebbero accentuare il fastidio, e preferire pigiami o abiti da notte larghi e leggeri, che permettano alla pelle di respirare durante il riposo.

L’efficacia del calore nel lenire il dolore

Il calore è spesso un rimedio utile per ridurre il dolore associato alla vulvodinia. Si può optare per bagni caldi giornalieri di 20-30 minuti, o anche per docce e bidet con acqua calda. Un termoforo applicato sulla zona pelvica durante il relax o la notte può portare sollievo. Le saune e le piscine termali sono anche utili, ma è importante evitare ambienti freddi e limitare il tempo trascorso all’aperto in condizioni climatiche rigide.

Creare situazioni di comfort durante la seduta

Stare seduti per lunghi periodi può aumentare il disagio, quindi è consigliato evitare sedili duri e portare con sé un cuscino per migliorare il comfort. È inoltre utile abituarsi a fare pause frequenti e cambiare regolarmente posizione per ridurre la pressione sulla zona pelvica. Nei luoghi pubblici, non bisogna esitare a comunicare le proprie esigenze al personale, poiché la sensibilizzazione contribuisce a garantire il rispetto delle necessità di chi soffre di vulvodinia.

Attività fisica mirata e consapevole

Anche se all’inizio è bene evitare alcune attività fisiche, con il tempo e una maggiore consapevolezza del proprio corpo, è possibile riprendere l’esercizio. Sono particolarmente indicati l’hatha yoga e la ginnastica posturale, che aiutano a migliorare la postura e a ridurre la tensione. Inoltre, passeggiate e corsa su terreni morbidi o tapis roulant sono consentite, così come attività che coinvolgono le braccia. Il nuoto può essere utile, anche se bisogna praticarlo con moderazione ed è preferibile evitarlo in acque fredde.

Gestire correttamente la minzione

La vulvodinia può rendere anche atti quotidiani come urinare più difficili. Per gestire al meglio questa funzione, è fondamentale evitare di trattenere l’urina e bere una quantità adeguata di liquidi, intorno a 1,2-1,5 litri al giorno, per non sovraccaricare la vescica. Quando si va in bagno, è importante non forzare la minzione, ma rilassare la muscolatura pelvica, usando eventualmente un panchetto per una postura più comoda.

Adottare queste semplici strategie può portare a significativi miglioramenti nel comfort quotidiano e nella qualità della vita di chi soffre di vulvodinia.

Vulvodinia e centri specializzati

Nonostante non siano presenti in modo uniforme sul territorio nazionale, esistono centri specialistici per la cura della vulvodinia; il Centro Salute Pelvi di Torino è uno dei più strutturati centri a Torino e in Piemonte: qui un team specializzato di esperti offre trattamenti personalizzati e supporto dedicato. 

Una volta che il paziente decide di intraprendere il viaggio verso il benessere, deve potersi rivolgere a personale competente affidandosi a professionisti capaci che possano guidarlo nel percorso di guarigione. Al Centro Salute Pelvi di Torino è possibile contare sul supporto di ostetriche, fisioterapiste, osteopati, nutrizioniste, psicoterapeute e medici specializzati, tutti affermati specialisti di vulvodinia.

È importante ribadire che dalla vulvodinia si può guarire: con l’approccio corretto e le terapie appropriate, molte donne superano i sintomi e migliorano significativamente la loro qualità di vita. La collaborazione tra paziente e specialista è essenziale per affrontare questa condizione e raggiungere risultati positivi.

Noi del Centro Salute Pelvi siamo qui per questo: ti aspettiamo!

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