Endometriosi: sintomi, cause e trattamenti per superare il dolore

Alessandra Marchi

Dott.ssa Ostetrica - Specialista in Riabilitazione Perineale - Esperta in vulvodinia e neuropatia del pudendo - Direttrice del Centro Salute Pelvi di Torino

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Endometriosi: sintomi, cause, diagnosi, trattamenti

L’endometriosi è una condizione che colpisce milioni di donne in tutto il mondo, ma spesso viene sottovalutata o non diagnosticata correttamente. In questo articolo, vogliamo approfondire diversi aspetti di questa complessa malattia: dai sintomi che la rendono così debilitante alle cause che possono influire sul suo sviluppo, fino ai trattamenti disponibili per affrontarla. Parleremo anche delle difficoltà quotidiane che molte donne devono superare per gestire il dolore e come, con il giusto supporto, sia possibile migliorare la qualità della vita di chi ne soffre. Se desideri capire meglio l’endometriosi, questo viaggio ti offrirà informazioni preziose e concrete per capirla meglio.

Cos’è l’endometriosi?

L’endometriosi è una condizione ginecologica in cui il tessuto che normalmente riveste l’interno dell’utero cresce al di fuori di esso. Gli organi coinvolti sono le ovaie, le tube, il peritoneo o altri organi pelvici, talvolta anche gli extra-addominali, l’intestino o la vescica. 

Questo tessuto, come quello che si trova nell’utero, risponde agli ormoni del ciclo mestruale, cioè si ispessisce, si sfalda e sanguina ogni mese, ma non avendo una via di uscita, causa molto dolore e infiammazione cronica, la formazione di cisti o cicatrici con danni tissutali e funzionali negli organi colpiti.

Secondo una revisione pubblicata sulla rivista Human Reproduction Update, l’endometriosi colpisce circa il 10-15% delle donne in età fertile. Probabilmente il dato è sottostimato, poiché la condizione è spesso sottodiagnosticata passando inosservata per anni: il ritardo stimato tra la comparsa dei sintomi e la diagnosi è di circa 7 anni. Per intraprendere un percorso di guarigione bisogna quindi imparare a riconoscere i sintomi e affidarsi ai professionisti giusti.

Sintomi dell’endometriosi

I sintomi dell’endometriosi sono estremamente variabili e possono manifestarsi in modi diversi da persona a persona, con intensità che può andare da lieve a debilitante. I sintomi più comuni includono:

  1. Dolore pelvico: uno dei sintomi principali, legato alla mestruazione ma che può manifestarsi anche tra una mestruazione e l’altra. Il dolore può variare in intensità e, in alcuni casi, diventare debilitante, interferendo con le attività quotidiane.
  2. Dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali): causato dall’infiammazione e dalla cicatrizzazione dei tessuti pelvici, dall’aumento del tono della muscolatura perineale che può essere la conseguenza stessa del dolore. La dispareunia può compromettere la vita sessuale delle donne e avere un impatto negativo sulla loro salute emotiva e relazionale.
  3. Irregolarità mestruali: periodi particolarmente abbondanti, cicli irregolari o sanguinamenti tra un ciclo e l’altro causati dal processo infiammatorio che  può influire sul corretto funzionamento del ciclo ovulatorio. Soprattutto in presenza di adenomiosi, ossia una forma particolare di endometriosi a livello del miometrio, muscolo che costituisce la parete uterina.
  4. Infertilità: circa il 30-50% delle donne con endometriosi può incontrare difficoltà nel concepire. Questo sintomo è legato all’infiammazione delle ovaie e delle tube, che può compromettere la capacità riproduttiva.
  5. Sintomi gastrointestinali e urinari: dolore durante la defecazione (soprattutto in fase mestruale), stipsi, diarrea, minzione dolorosa, meteorismo e gonfiore addominale. Questi sintomi derivano dalla presenza di tessuto endometriale vicino all’intestino o alla vescica, che causa irritazione e infiammazione.
  6. Sintomi generali e sistemici: possono comparire cefalea, astenia e stanchezza persistente, spesso dovute alla difficoltà di convivere con il dolore cronico. L’infiammazione costante può aggravare il senso di affaticamento, influenzando qualità del sonno, concentrazione, energia e benessere generale.

È importante notare che alcune donne possono soffrire di endometriosi senza sintomi evidenti, mentre altre possono sperimentare un dolore debilitante. 

Bisogna inoltre considerare che il dolore tende a peggiorare nel tempo. Questo è dovuto a tre fattori:

  1. Iperattivazione del sistema dolore: con il tempo, il sistema nervoso centrale può amplificare i segnali dolorosi diretti al cervello, abbassando la soglia di percezione del dolore. Questo meccanismo rende la persona più sensibile, portandola a percepire dolore anche in risposta a stimoli normalmente lievi.
  2. Aumento del tono della muscolatura: l’endometriosi può favorire un aumento della tensione muscolare, soprattutto a livello pelvico, ma anche in altre aree del corpo. Con il passare del tempo, questa tensione persistente causa dolore e rigidità, che si diffonde e peggiora il quadro clinico complessivo.
  3. Iperattivazione del mastocita: l’endometriosi può provocare un’attivazione eccessiva dei mastociti, le cellule coinvolte nelle risposte infiammatorie. Questa attivazione intensifica lo stato infiammatorio locale, alimentando un circolo vizioso che aumenta la percezione del dolore e contribuisce a mantenere vivo il processo doloroso nel tempo.

Per questi motivi è essenziale intervenire tempestivamente ai primi segnali, riducendo i tempi di diagnosi. Riconoscere precocemente la malattia può permettere di rallentarne la progressione, fermarla o alleviare il dolore fino a renderlo quasi impercettibile. Inoltre, una diagnosi anticipata può favorire una maggiore libertà nell’espressione della propria intimità sessuale.

Cause dell’endometriosi

L’endometriosi è una condizione ginecologica complessa le cui cause non sono ancora completamente comprese. Tuttavia, diverse teorie scientifiche offrono spiegazioni plausibili per la sua insorgenza.

  • Mestruazione retrograda
    Una delle teorie più accreditate suggerisce che durante il ciclo mestruale, il sangue mestruale contenente tessuto endometriale fluisca all’indietro attraverso le tube di Falloppio e nell’addome, dove può impiantarsi e crescere. Questo fenomeno, noto come mestruazione retrograda, è stato osservato in molte donne con endometriosi.
  • Predisposizione genetica
    Studi recenti hanno identificato varianti genetiche associate a un rischio maggiore di sviluppare endometriosi. Una ricerca pubblicata sulla rivista Nature Genetics ha evidenziato che l’endometriosi ha una forte componente genetica, con “difetti” condivisi con altre malattie infiammatorie e dolorose.
  • Sistema immunitario compromesso
    Alcune ricerche suggeriscono che un sistema immunitario alterato possa impedire l’eliminazione del tessuto endometriale che cresce fuori dall’utero. In queste donne, il sistema immunitario potrebbe non riconoscere o distruggere efficacemente le cellule endometriali ectopiche, favorendo la loro crescita e sopravvivenza.

È importante notare che queste teorie non sono mutualmente esclusive e che l’endometriosi potrebbe derivare da una combinazione di fattori genetici, immunologici e ambientali. La ricerca continua a esplorare queste e altre possibili cause per comprendere meglio la patologia e sviluppare trattamenti più efficaci.

Come si diagnostica l’endometriosi?

La diagnosi dell’endometriosi può essere complessa e spesso richiede una combinazione di metodi diagnostici per una valutazione accurata. I principali strumenti diagnostici includono:

Anamnesi e esame clinico

Il medico inizia raccogliendo una dettagliata storia medica e familiare, focalizzandosi su sintomi come dolore pelvico cronico, dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali) e irregolarità mestruali. Un esame fisico, che può includere un esame pelvico e rettale, aiuta a identificare eventuali anomalie o aree dolorose indicative di endometriosi.

Ecografia pelvica

Per quanto riguarda l’endometriosi, l’ecografia transvaginale rappresenta spesso il primo strumento diagnostico per immagini, ma per un’analisi più approfondita è fondamentale affidarsi a ecografisti esperti in esami di secondo livello. Una valutazione di base potrebbe non essere sufficiente a individuare lesioni di piccole dimensioni o più profonde. Questo esame risulta particolarmente utile per riconoscere endometriomi ovarici (cisti ovariche con tessuto endometriale) e altre anomalie nella regione pelvica.

Risonanza magnetica (RM)

La RM offre una visione dettagliata delle strutture pelviche e addominali, facilitando l’identificazione di lesioni endometriosiche in aree difficili da raggiungere, come la parete intestinale. È particolarmente utile per mappare la diffusione dell’endometriosi prima di un intervento chirurgico. Anche in questo caso è importante rivolgersi a centri specializzati.

Laparoscopia

Considerata il gold standard per la diagnosi definitiva e la stadiazione, la laparoscopia è una procedura chirurgica che consente al medico di visualizzare direttamente la cavità addominale e prelevare campioni per l’analisi istologica. È anche utilizzata per trattare le lesioni endometriosiche identificate.

Con una diagnosi precoce si aumentano le possibilità di gestire in modo efficace l’endometriosi e di prevenire complicazioni a lungo termine, come l’infertilità. Una valutazione completa da parte di professionisti sanitari esperti è essenziale per determinare il percorso diagnostico più appropriato.

Endometriosi: sintomi, cause, diagnosi, trattamenti

Trattamenti per l’endometriosi

Il trattamento dell’endometriosi viene adattato alle esigenze della paziente, considerando fattori come la gravità della malattia, l’età e l’eventuale desiderio di gravidanza. L’obiettivo principale è rallentare la progressione della patologia e gestire i sintomi in modo efficace. 

Le opzioni terapeutiche più utilizzate includono:

  • Terapia ormonale: il medico può prescrivere la pillola contraccettiva combinata estro-progestinica – più efficace nel controllo della dismenorrea se assunta in modo continuativo senza interruzioni, la minipillola a base di solo progesterone o un progestinico specifico, il dienogest. La scelta del trattamento ormonale dipende dalle caratteristiche della paziente e dagli effetti desiderati e indesiderati di ciascuna formulazione. Tutte le soluzioni sopra descritte agiscono inibendo l’ovulazione e bloccando il ciclo mestruale. L’amenorrea (assenza di mestruazioni) e l’eliminazione del sanguinamento da sospensione tipico delle terapie cicliche riduce il dolore associato.
  • Terapie di seconda linea: in caso di inefficacia della terapia ormonale, si possono valutare farmaci come gli analoghi e gli agonisti del GnRH. Questi bloccano temporaneamente l’attività ovarica, inducendo una condizione simile alla menopausa, ma possono causare effetti collaterali significativi.
  • Antidolorifici: i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) vengono spesso utilizzati per attenuare il dolore, sebbene il loro effetto sia generalmente limitato.
  • Intervento chirurgico: la laparoscopia rappresenta il trattamento chirurgico di riferimento sia per la diagnosi che per la rimozione del tessuto endometriale anomalo. Questo tipo di intervento, minimamente invasivo, può essere utile anche per migliorare la fertilità nelle pazienti con endometriosi.
  • Terapie complementari: un approccio multidisciplinare può migliorare la qualità della vita delle pazienti. Tecniche come la riabilitazione perineale, l’osteopatia, un’alimentazione antinfiammatoria e il supporto psicologico sono strategie efficaci per la gestione del dolore cronico (le vediamo in modo più approfondito nei paragrafi successivi).

Integrare diversi tipi di trattamento – farmacologico, chirurgico e complementare – consente di affrontare l’endometriosi in modo più completo. Per questo, è fondamentale un percorso personalizzato, seguito da specialisti esperti, per individuare la strategia terapeutica più adatta a ciascuna paziente.

Riabilitazione pelvica nel trattamento dell’endometriosi

La riabilitazione pelvica è una delle terapie complementari più efficaci nel trattamento dell’endometriosi, specialmente per gestire il dolore pelvico cronico e migliorare la qualità della vita delle pazienti. Nonostante non risolva direttamente la causa principale della malattia, la fisioterapia pelvica aiuta a ridurre la tensione muscolare e migliorare la funzionalità del pavimento pelvico, che può essere compromessa dalla condizione. Ecco i principali benefici:

Gestione del dolore

Molte donne con endometriosi sperimentano dolore pelvico cronico che può estendersi alla zona lombare, alle gambe o durante i rapporti sessuali. La fisioterapia pelvica utilizza tecniche specifiche per rilassare i muscoli e migliorare la mobilità dei tessuti pelvici, riducendo il dolore. Questi trattamenti includono manipolazioni intracavitarie, mobilizzazioni, stretching e esercizi di rilassamento per sciogliere la tensione muscolare.

Trattamento della dispareunia

La dispareunia, cioè il dolore durante i rapporti sessuali, è un sintomo comune dell’endometriosi. La fisioterapia pelvica può contribuire a ridurre questo tipo di dolore, lavorando sulla distensione dei muscoli pelvici e migliorando la loro sensibilità.

Miglioramento della funzione del pavimento pelvico

Le pazienti con endometriosi possono sviluppare una disfunzione del pavimento pelvico a causa della cicatrizzazione o dell’infiammazione. La riabilitazione pelvica aiuta a ripristinare il corretto tono muscolare, migliorando la capacità di supportare gli organi pelvici e migliorando la funzione urinaria e intestinale.

Tecniche di rilassamento e respirazione

Alcune tecniche di rilassamento, come la respirazione diaframmatica e la terapia manuale, vengono utilizzate per ridurre lo stress, un fattore che può esacerbare il dolore. Questi esercizi aiutano a migliorare il flusso sanguigno, ridurre l’infiammazione e abbassare i livelli di tensione.

Miglioramento della postura e della mobilità

La riabilitazione pelvica può anche concentrarsi su esercizi posturali e sulla mobilità del bacino, per correggere le eventuali disfunzioni che possono derivare da una postura scorretta o da un eccessivo stress sul corpo.

La riabilitazione pelvica rappresenta una risorsa importante per il trattamento dell’endometriosi, in particolare nella gestione del dolore cronico, nella funzione del pavimento pelvico e nella dispareunia. Sebbene non possa curare la malattia, aiuta significativamente a ridurre i sintomi debilitanti, migliorando la qualità della vita delle donne che ne soffrono. Una valutazione accurata e un approccio terapeutico personalizzato sono essenziali per ottimizzare i benefici del trattamento.

Il ruolo dell’osteopatia nella gestione dei sintomi dell’endometriosi

Numerose ricerche evidenziano come l’osteopatia possa contribuire in modo significativo alla gestione dei sintomi legati all’endometriosi. Attraverso specifiche tecniche manuali, si mira ad alleviare le tensioni muscolari e a favorire il rilassamento del tessuto connettivo del pavimento pelvico, con benefici anche sulla mobilità della colonna vertebrale e degli organi interni.

L’approccio osteopatico risulta particolarmente utile nel trattamento del dolore pelvico cronico associato all’endometriosi, poiché agisce su diversi livelli:

  • Migliora l’equilibrio biomeccanico della zona pelvica, spesso compromesso dalla presenza di aderenze cicatriziali, contratture muscolari e limitazioni della mobilità articolare. Inoltre, aiuta a ridurre le restrizioni nei tessuti connettivi di utero, vescica e intestino, migliorandone la funzionalità.
  • Regola l’attività del sistema nervoso autonomo, contribuendo a ridurre l’infiammazione dei nervi coinvolti nella percezione del dolore e interrompendo i meccanismi che lo mantengono nel tempo.
  • Favorisce il microcircolo e il drenaggio linfatico, migliorando l’afflusso e il deflusso di sangue dagli organi pelvici. Questo aspetto è cruciale, poiché un ristagno di cellule immunitarie e mediatori infiammatori nei fluidi peritoneali può influenzare la persistenza del dolore e la diffusione delle lesioni endometriosiche.

Inserita all’interno di un approccio terapeutico multidisciplinare, l’osteopatia rappresenta quindi un valido supporto per migliorare la qualità della vita delle persone affette da endometriosi.

Ruolo dell’alimentazione nel contrasto ai sintomi dell’endometriosi

Seguire un’alimentazione equilibrata è un’altra strategia per contrastare i sintomi dell’endometriosi, poiché alcuni cibi hanno proprietà antinfiammatorie che aiutano a ridurre l’infiammazione e il dolore associato alla condizione. 

L’assunzione di cibi ricchi di omega-3 (come il pesce azzurro e i semi di lino) e di antiossidanti (presenti in frutta e verdura), insieme alla limitazione di alimenti pro-infiammatori come zuccheri raffinati, grassi saturi e latticini, può contribuire a migliorare il benessere generale. 

Inoltre, una dieta povera di cibi processati e ricca di fibre può favorire una corretta funzionalità intestinale, spesso compromessa dalle complicazioni dell’endometriosi. Adottare un regime alimentare mirato può quindi aiutare a gestire meglio i sintomi e a ridurre la gravità delle infiammazioni pelviche.

Gestione dello stress e supporto psicologico nell’endometriosi

La gestione dello stress e il supporto psicologico sono altrettanto fondamentali nel trattamento dell’endometriosi, poiché la condizione non solo causa dolore fisico, ma ha anche un forte impatto psicologico. 

Le donne con endometriosi spesso sperimentano ansia, depressione e una qualità della vita compromessa a causa dei sintomi cronici e delle difficoltà legate all’infertilità. La ricerca ha dimostrato che lo stress può peggiorare i sintomi dolorosi e contribuire all’infiammazione, peggiorando ulteriormente la condizione. 

Inoltre, il supporto psicologico aiuta a sviluppare strategie di coping efficaci, migliorando il benessere mentale e fisico. Tecniche come la mindfulness, la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e la consulenza psicologica possono supportare le pazienti nella gestione delle emozioni, riducendo il carico psicologico e migliorando la risposta ai trattamenti.

Dolore pelvico cronico: non solo endometriosi

L’endometriosi non sempre si manifesta come un problema isolato: l’aumento del tono della muscolatura pelvica che spesso la accompagna può favorire la comparsa di altre condizioni, come vulvodinia, vestibolodinia e cistiti post-coitali. Queste patologie, interconnesse tra loro, possono contribuire a mantenere il dolore, anche quando l’endometriosi è sotto controllo grazie alla terapia.

Uno degli aspetti più rilevanti è il dolore durante i rapporti sessuali, in particolare durante la penetrazione profonda. Questo può ridurre il desiderio, l’eccitazione e l’orgasmo, causando secchezza vaginale e lubrificazione insufficiente. L’insieme di questi fattori, unito alla tensione eccessiva della muscolatura pelvica, può favorire l’insorgenza di disturbi associati, tra cui:

  • Vulvodinia: l’attrito del vestibolo durante la penetrazione, specie in condizioni di scarsa lubrificazione, può generare microabrasioni e attivare le terminazioni nervose della zona, causando dolore persistente. Inoltre, l’ipertono muscolare può comprimere i nervi del vestibolo, aggravando il quadro clinico. La stretta connessione tra endometriosi e vulvodinia ha portato alcuni specialisti a definirle “the evil twins” (le gemelle diaboliche), poiché si stima che circa il 12% delle donne con vulvodinia riceva successivamente una diagnosi di endometriosi. Se una donna con endometriosi ben gestita continua a sperimentare dolore durante i rapporti, è essenziale distinguere tra dispareunia introitale, legata all’infiammazione vestibolare tipica della vulvodinia, e dispareunia profonda, più caratteristica dell’endometriosi.
  • Cistiti post-coitali: la combinazione di secchezza vaginale e ipertono pelvico può causare un trauma meccanico all’uretra e al trigono vescicale, spingendoli contro la sinfisi pubica. Questo microtrauma può predisporre all’insorgenza di cistiti post-coitali, che compaiono generalmente tra le 24 e le 72 ore dopo il rapporto.
  • Ipertono del pavimento pelvico e dell’elevatore dell’ano: una contrazione eccessiva di questi muscoli, che può essere primaria o conseguente a infiammazioni e infezioni ripetute, rappresenta un importante fattore predisponente per le problematiche vestibolari, sessuali e vescicali. L’ipertono può ridurre il diametro dell’ingresso vaginale, causando dolore alla penetrazione, secchezza vaginale e conseguente riduzione del desiderio sessuale. Inoltre, il trauma ripetuto alla mucosa vestibolare, legato alla tensione muscolare e alla frizione durante i rapporti, può generare microlesioni che mantengono uno stato infiammatorio cronico tipico della vulvodinia. Questo processo facilita anche l’interazione tra mastociti iperattivati e microrganismi normalmente presenti nella vagina, come la candida, contribuendo al perpetuarsi del dolore e dell’infiammazione.

Ne consegue che, nelle donne con endometriosi che continuano a manifestare sintomi nonostante una terapia adeguata, è fondamentale considerare la possibile presenza di disfunzioni muscolari e altre condizioni correlate, adottando un approccio terapeutico multidisciplinare.

Trovare il benessere anche con l’endometriosi

Affrontare l’endometriosi richiede una gestione olistica. L’approccio multidisciplinare è fondamentale per garantire un trattamento personalizzato che prenda in considerazione tutti gli aspetti della tua salute, migliorando il benessere fisico ed emotivo e permettendoti di affrontare la malattia con maggiore serenità.

Al Centro Salute Pelvi, troverai professionisti esperti in riabilitazione pelvica, nutrizione, psicologia e medicina che collaborano con un unico obiettivo: aiutarti a migliorare la tua qualità della vita. 

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